Ecco come il Sistema ha zittito milioni di coscienze.

02.11.2023

Novembre 2023. Ancora oggi in molti s'interrogano su come sia stato possibile che milioni di persone nel nostro Paese in particolare (e nel mondo in generale), abbiano assunto, in questi ultimi tre anni, comportamenti discriminatori, disumani, complici e addirittura compiacenti di questi ultimi, che possono essere tranquillamente paragonati a quelli assunti dalla maggioranza della popolazione tedesca durante il nazismo o di quella italiana durante il fascismo, senza avere il minimo scrupolo di coscienza.

I milioni di persone che hanno assunto tale criminale comportamento, erano persone "insospettabili". Dirigenti e dipendenti pubblici e privati, medici, infermieri, poliziotti, negozianti, autisti, tassisti, insegnanti di ogni ordine e grado, lavoratori, studenti, pensionati, non c'è categoria che non abbia visto una massiccia adesione a questi assurdi, antidemocratici, disumani, violenti comportamenti (che spesso continuano tuttora) miranti a soggiogare e reprimere (anche fisicamente) chi non si era allineato alla narrativa dominante e metteva in dubbio le verità di Stato.

Eppure se, come si dice "La coscienza pulita e il cuscino migliore", in moltissimi dovrebbero oggi soffrire d'insonnia.

In tanti si chiedono ancora come sia stato possibile che così tante persone abbiano simultaneamente, quasi comandate inconsciamente, accettato di zittire la propria coscienza, rinnegando nei fatti, ciò che almeno a parole avevano professato, in termini di rispetto del prossimo, di riconoscimento dei diritti umani e democratici, fino a qualche giorno prima, al febbraio 2020.

Una irriflessiva, simultanea e repentina adesione alla nuova ed unica religione di massa e di Stato (la scienza) che forse non ha precedenti nella storia umana.

E se la componente emotiva, "la paura" è stato il fattore scatenante, certamente da sola non è sufficiente a spiegare questo irrazionale comportamento.

La risposta ha a che vedere con il processo (dis)educativo al quale siamo tutti stati esposti, senza soluzione di continuità, negli ultimi trent'anni. Solo chi si era già staccato da tale processo e aveva già intrapreso la strada dell'essere, del sapere e non del credere, del valore e non del successo, e aveva già dentro di sé forti valori, si è potuto "salvare" dagli effetti nefasti di quella che è stata una vera e propria neuro programmazione della società.

Per spiegare meglio questo processo, riporto un brano del libro "Fact Checking – la realtà dei fatti, la forza delle idee" (Ed.2021):

[…] Così come fa la maggioranza delle persone comuni, figlie dei nostri tempi privi ormai di valori inviolabili, anche gli addetti all'informazione raccontano alla loro coscienza che fare al meglio il proprio lavoro vuol dire fare bene ciò che gli viene comandato dal proprio capo, eseguire cioè gli ordini, senza alcun tipo di riferimento a valori e principi deontologici. Del resto loro stanno lavorando per guadagnare dei soldi, così come tutti gli altri, quindi perché dovrebbero comportarsi meglio (dal punto di vista morale) di quello che fa un impiegato, un politico, un medico, un poliziotto o un addetto di qualsiasi altro settore?
Nel mondo odierno, in cui il relativismo ha cancellato anche i valori assoluti (quelli dei diritti umani e democratici), il concetto stesso di "responsabilità" è diventato relativo.
La diffusione del relativismo morale è probabilmente il principale danno conseguito dai progressisti relativisti. Se si riesce a convincere un'intera società che la coscienza possa essere ignorata e che gli imperativi morali siano suscettibili di interpretazione, si riesce di fatto a trovare il modo di giustificare e razionalizzare qualsiasi cosa, anche le peggiori nefandezze. Il concetto base dei relativisti è che "il fine giustifica sempre i mezzi".
Quando però, il male diventa bene ed il bene diventa male, gli uomini malvagi regnano incontrastati.
Come si è ottenuto tutto questo? Come si è arrivati a questo punto?
Nel mondo odierno, la coscienza si zittisce con la sistematica e pedissequa applicazione del principio del "need-to-know" (conosci solo il necessario). Le persone quando svolgono il loro lavoro, ma anche nella vita privata, sono interessate a conoscere solo ciò di cui hanno bisogno per eseguire le proprie mansioni o appagare le proprie esigenze del momento, rimanendo volutamente nella posizione di non poter comprendere lo scopo più ampio e le conseguenze di ciò che stanno facendo. Così facendo, il senso di responsabilità connessa alle conseguenze del proprio ruolo, viene messa a tacere.
La coscienza di queste persone appare suddivisa in specifici e separati compartimenti stagni, proprio come conseguenza dell'abitudine a ragionare in moto frammentato, come abbiamo visto, durante gli studi scolastici e universitari, in cui ogni materia è sovente insegnata in modo specifico e non organico con le altre.
In questa cinica, egoista e superficiale visione della propria realtà, per le persone che abbracciano anche inconsapevolmente l'ideologia relativista, l'ignoranza, il non sapere, diventa quasi un comodo valore da perseguire.
Perché porsi delle domande e sforzarsi di comprendere di più, sottraendo del tempo ad altre cose più divertenti o rilassanti, se c'è qualcuno che pensa al nostro posto a risolvere i problemi quotidiani? Che importanza può avere per queste persone, il mettere in discussione le proprie idee e il proprio modo di vivere, confrontandolo con chi ha una visione differente delle cose, soprattutto se da tale confronto emerga poi la necessità di cambiare il proprio comportamento e rinunciare alle proprie abitudini e comodità?
È certamente molto più facile, "timbrare il cartellino" alla fine del proprio turno di lavoro, certi di aver fatto al meglio ciò che ci è stato detto di fare, senza curarci di ciò che direttamente non ci coinvolge in prima persona, senza chiedersi se è giusto o sbagliato ciò che abbiamo fatto su ordine superiore, o senza porci altre scomode domande per poi trovarci magari, a fare i conti con la nostra coscienza. Pensare costa fatica. Molto meglio nascondersi nella massa, e fare, nel bene e nel male, quello che fanno gli altri, almeno nessuno potrà puntare il dito contro di noi e chiederci conto del nostro comportamento, poiché è uguale a quello di tutti gli altri.
Questo principio relativista, anestetizza le coscienze individuali e collettive, deresponsabilizzando tutti, nessuno escluso, soprattutto coloro le cui attività hanno importanti riflessi sulla società, dal politico al medico e al personale sanitario, dai giudici ai membri delle forze di polizia, dal professore universitario alla maestra della scuola elementare e a qualunque altra persona abbia subito questa negativa "colonizzazione culturale" relativista.
L'ignoranza, la non conoscenza, è quasi divenuta un valore inconsciamente da perseguire al fine di poter continuare a vivere con più facilità.
Possiamo certamente affermare però, che oggi più che mai, nell'epoca in cui tutti hanno la possibilità, grazie alla tecnologia, di accedere in qualunque momento e in ogni luogo alle informazioni, leggere, approfondire e studiare, anche al di fuori dei tradizionali percorsi didattici, che l'ignoranza è una colpa (proprio perché atto volontario) e non più un'attenuante (almeno sotto il profilo morale, poiché la legge non l'ha mai considerata tale) all'inconsapevolezza delle conseguenze dei propri comportamenti, come invece poteva essere considerata fino ad un paio di decenni fa.
Se è vero che non si può sapere tutto, è anche vero che conoscere i valori e le regole alla base della società in cui si vive è un atto doveroso. Ove ciò non avviene si finisce per compiere azioni apparentemente giuste, ma con conseguenze disastrose e contrarie ai principi stessi che potevano forse aver ispirato tale azione, senza che chi l'ha compiuta, si senta in alcun modo responsabile.
L'azione strumentale e distorta perpetrata per decenni dai sindacati nel mondo del lavoro, in special modo in quello del pubblico impiego, ad esempio, ha tramutato quella che doveva essere una legittima tutela dei diritti dei lavoratori, in una tutela di privilegi. In una società realmente civile e democratica, ciò non dovrebbe accadere. Ne deriva paradossalmente, che fare semplicemente quello che dovrebbe essere il proprio dovere, anche facendo gli straordinari quando richiesto o necessario (come accade quotidianamente in molte altre realtà invisibili, in cui il lavoro extra però, sovente non è neanche retribuito), è divenuto un atto meritorio di un pubblico encomio. Il riferimento, neanche troppo velato, è al personale medico e sanitario durante "l'emergenza COVID-19", nel 2020.
La conseguenza è un mondo disumanizzato, in cui tutti si muovono come "automi" in un sistema che solo apparentemente esalta l'individualismo (attraverso l'autocelebrazione che le persone fanno di sé stesse sui social, o con i talent show nei programmi TV, dove si premia più l'apparire che l'essere), ma che in realtà alimenta e coltiva il conformismo, la standardizzazione intellettiva e morale ancor prima di quella comportamentale.
Gran parte del nucleo ideologico del relativismo e quindi del progressismo, infatti, ha a che fare con il sacrificio dell'individualità e della sovranità per il bene della collettività. In poche parole, il sistema promuove il collettivismo, una sorta di ideologia comunista aggiornata, come auspicato (o profetizzato) dai comunisti sovietici e da Krusciov.
L'obiettivo è convincere la gente che il singolo individuo sia pericoloso, e che il collettivismo sia l'unica soluzione per evitare le presunte tragedie innescate da coloro che desiderano essere "separati", che non si conformano, che non aderiscono al pensiero dominante e che vogliono essere liberi (nel rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo e dell'individuo e dei valori democratici).
Per diffondere l'ideologia relativista e progressista, tuttavia, pur promuovendo il collettivismo chi ha il controllo del sistema è costretto a coinvolgere le persone ad un livello psicologico individuale.
La maggior parte degli esseri umani ha un desiderio intrinseco di interagire con i propri simili, ma è anche dotata di un'identità individuale che pretende di svilupparsi senza subire interferenze. Alla razza umana piace appartenere ad un gruppo fintanto che la partecipazione è percepita come sana e volontaria, come conseguenza di una libera scelta[…]

Chi controlla il sistema si è premurato di programmare la popolazione italiana (e mondiale) per anni prima provare ad attuare il colpo di Stato globale attualmente in corso.

Quello che stiamo vivendo oggi, e abbiamo vissuto dal 2020, probabilmente trent'anni fa, quando ancora esisteva un maggiore e diffuso senso del dovere, etico e morale legato a principi umani e democratici, ancor prima che religiosi, non sarebbe stato possibile.

Non avremmo visto medici e infermieri applicare mortali e insensati protocolli a milioni di persone indifese.

Non avremmo visto ogni sorta di personaggio televisivo prestarsi per convincere la popolazione a mettersi spontaneamente in fila per iniettarsi dei sieri sperimentali.

Non avremmo mai visto imprenditori negare l'accesso al lavoro ai propri dipendenti, compromettendo la loro produzione.

Non avremmo visto negozianti, ogni tipo di esercente e ristoratore negare l'accesso a milioni di persone in nome di un'insensata lotta a un virus che "contagiava solo in certi orari, facendo distinzione tra chi era in piedi e chi seduto".

Non avremmo visto insegnanti di ogni ordine e grado trattare bambini e ragazzi con modalità che hanno ricordano i Gulag sovietici e i campi di concentramento tedeschi.

Non avremmo mai visto tutta la violenza verbale, psicologica attuata pubblicamente da chiunque, dalle più alte cariche dello Stato fino all'ultimo cittadino, verso chi si poneva domande e non si piegava all'assurdità di regime.

Non avremmo mai visto la negazione della libertà di parola, forse la più importante libertà democratica assieme all'inviolabilità del corpo.

Non avremmo visto una così ampia e compatta adesione della Magistratura all'antidemocratica e sovversiva ideologia politica al potere.

Eppure il sistema di "compartimentale le coscienze", annichilendo i sensi di colpa, facendo in modo che ognuno conosca solo ciò che gli è necessario e, di conseguenza abbia una visione limitata e circoscritta del mondo che lo circonda, continua a essere applicato ancora oggi, anche da chi, nel frattempo ha compreso l'inganno, ma che ancora non ha la forza di dire "basta".

Basta alla violenza verbale e fisica! Basta alla violazione di ogni diritto umano e democratico!

Basta ai silenzi complici di crimini di Stato verso l'umanità!

Basta ai comportamenti individualistici e opportunistici, ipocriti, che finiscono per arrivare alla "prostituzione" verso lo Stato e che si nascondono dietro alle classiche frasi "… mai io devo lavorare", oppure "… non posso rinunciare al mio stipendio …", mentre ci si sporca le mani di "sangue".

Quanto ancora vediamo di tutto questo, anche se in modo meno evidente rispetto a un paio di anni fa?!

Quanto ancora questo comportamento è radicato nella mente e nella coscienza di gran parte della popolazione?!

Quanto tempo servirà ancora affinché le persone si rifiutino di continuare ad aderire a quest'assurdo e disumano sistema che sta portando il nostro Paese e il mondo verso il baratro?!

Cosa ancora servirà a far comprendere che il denaro e le agiatezze apparenti non valgono nulla di fronte alla violenza e alla sopraffazione dei più deboli?!

Quanto ancora servirà affinché trovino il coraggio di disattendere ogni assurda e folle indicazione Governativa che porta verso il totalitarismo e la negazione di ogni più fondamentale libertà.

Come dico spesso "Non c'è denaro, lavoro o territorio che ha reale valore se non si è padroni neanche del proprio corpo e non si è liberi di esprimere le proprie opinioni".

Perché se si è davvero democratici, la libertà non si baratta mai!

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Stefano Nasetti

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