Esistono dei concetti giuridici che dovrebbero essere di
pubblico dominio, e quindi conosciuti da tutti, che sono invece spesso trattati
o discussi, dando per scontato che chiunque ne abbia compreso l'importanza.
Tutti infatti, nella vita quotidiana, commentando una notizia sentita alla
radio, in televisione o letta sui giornali o sui social, si sentono pienamente
legittimati a dire la propria sulle affermazioni di questo o quel politico in
merito a ciò che andrebbe fatto per trovare una soluzione al conflitto
israelo-palestinese, a quello ucraino, alla gestione delle problematiche
riguardanti l'economia europea o, più genericamente su tutto ciò che riguarda
il modo di vedere il mondo, l'ottica occidentale considerata (a torto) sempre
giusta e democratica. Il concetto stesso
di "democrazia", nel suo pieno significato sia teorico che pratico, sfugge alla
quasi totalità della popolazione, senza distinzione e quindi, ivi compresi
molti politici, alte cariche dello Stato (che certamente fingono di non sapere)
e chiaramente giornalisti e conduttori TV (una delle categorie in questo
momento storico più "ignoranti" e superficiali, con le dovute eccezioni, della
società civile).
Uno di questi concetti giuridici fondamentali che tutti
dovrebbero conoscere e di cui dovrebbero acquisire piena consapevolezza riguarda
quello dei cosiddetti "pilastri dello
Stato".
Si tratta dei tre
elementi fondamentali (uno personale, uno materiale e uno immateriale), in
assenza anche solo di uno dei quali, non può esistere uno Stato, e, ancor meno,
uno Stato democratico. Sto parlando del popolo, del territorio e della
sovranità.
Due di questi tre "pilastri" sono abbastanza semplici da
comprendere, mentre uno ha molteplici declinazioni, tutte comunque essenziali
il pieno riconoscimento dell'esistenza del "pilastro" stesso, e di conseguenza
di uno Stato e del "regime democratico" che lo dovrebbe eventualmente
contraddistinguere.
Parole come "Popolo" e "Territorio" sembrano essere di facile
comprensione, ma è la relazione che li lega cioè l'esercizio della "sovranità",
a distinguere uno Stato da ciò che non lo è (una Nazione non è necessariamente
uno Stato).
Il territorio è la parte della superficie terrestre dove si
esercitano il dominio e la sovranità dello Stato oppure quella
sottoposta a disciplina del diritto internazionale.
È anzitutto importante distinguere
"un popolo" da "una popolazione", parole che spesso sono utilizzate quasi come
sinonimo benché non lo siano. Una "popolazione"
è, infatti, l'insieme di eterogeneo di persone presente in un determinato
luogo. L'insieme di persone che costituisce una popolazione potrebbe avere per
ciò come unico comun denominatore il solo fatto di abitare gli stessi luoghi e
nulla più e questo non fa di questo insieme un "popolo". Pensiamo ad
esempio agli attuali abitanti della Palestina, pur risiedendo negli stessi
luoghi, alcuni si definiscono appartenenti al popolo ebraico, altri a quello
palestinese e hanno credenze, culture e tradizioni differenti.
Il "popolo" è invece un insieme di persone che non solo risiedono nello
stesso luogo ma che hanno in comune anche molto altro a livello culturale, come
origine, tradizioni, credenze, lingue, ecc. (più sinteticamente si sentono una "Nazione").
Ad esempio il concetto di "Popolo italiano" (cittadini italiani) è diverso da
quello di "popolazione italiana" (cittadini italiani, stranieri, apolidi).
Tornando all'esempio fatto in
precedenza, ciascun gruppo (ebraico e palestinese) potrebbe essere (o è)
considerato, se preso individualmente, un popolo ma nel complesso se ne può
parlare definendoli la "popolazione" di quell'area geografica. Sebbene
apparentemente ciascun gruppo abbia al suo interno caratteristiche simili all'altro
in termini di cultura comune e luogo di residenza tra i membri di ciascun
gruppo, sono considerati dal punto di vista giuridico, in modo diverso.
Alcuni, quelli facenti parte del
popolo ebraico, hanno anche un proprio Stato internazionalmente riconosciuto,
di cui sono cittadini, altri, i palestinesi, pur essendo considerato un popolo
(quindi con una propria cultura condivisa al proprio interno) e abitando alcune
aree della Palestina, non hanno un proprio Stato. Perché?
Perché manca il terzo elemento fondamentale che lega in modo
indissolubile il territorio a un popolo e che lo "eleva" al rango giuridico di
Stato. Sto parlando del terzo pilastro fondamentale dello Stato: la sovranità.
La sovranità è l'elemento essenziale senza il quale nessuno Stato
potrebbe esistere, o esisterebbe, solo formalmente ma non sostanzialmente.
Può esistere, infatti, un popolo che
vive su un territorio senza che esista (o venga riconosciuta l'esistenza di) un
corrispondente Stato (come il citato popolo palestinese), proprio perché manca
la sovranità. Può esistere un territorio desolato che sebbene possa appartenere
o meno a qualcuno, senza una popolazione su cui e per cui esercitare la
sovranità (pensiamo ad esempio alla Luna o all'Antartide) non può essere
considerato uno Stato. La sovranità è,
insieme agli altri tre, un elemento imprescindibile per uno Stato definibile
come tale.
Ma, più concretamente, cos'è la sovranità
e perché e così importante?
La
sovranità è, in senso generale, la capacità di un popolo di esercitare la
propria volontà e quindi la capacità di autodeterminarsi, di creare il proprio
modo di vivere secondo il proprio pensiero e/o la propria cultura e tradizione,
all'interno dei propri confini, del proprio territorio. È già di
per sé abbastanza intuitivo, che la volontà del popolo deve poter essere
esercitata nel modo più diretto possibile.
Nell'era moderna la maggioranza dei
popoli ha deciso di esercitarla tramite un sistema rappresentativo, chiamato
appunto democrazia rappresentativa (come in Italia). Nelle democrazie
rappresentative, sarebbe compito dei Parlamenti e dei Governi raccogliere i
bisogni e le volontà del popolo per esercitare la sovranità dello stesso. In
tal senso, la Costituzione italiana sembrava offrire un'adeguata garanzia alle
derive autoritarie.
Tuttavia, man mano che se n'è persa
quello che nel Diritto è chiamata "l'interpretazione autentica", ciò quella che
colui (o coloro, la Commissione dei 75) che la Costituzione l'ha scritta, a
seguito della sua scomparsa, si sono fatte strade interpretazioni sempre più
strumentali al pensiero progressista, con la relativizzazione del contenuto
della Costituzione stessa. Ciò ha consentito, a chi mira la distruzione della
Repubblica Italiana, di far passare l'interpretazione secondo cui la stessa
Costituzione racchiuda, al suo interno, la possibilità di cessione della
sovranità.
Così, pian piano, a partire dagli anni
'70 del secolo scorso, ma con un'evidente accelerazione dalla metà degli anni '90
in poi, sono stati ceduti pezzi sempre maggiore di sovranità. Ma cosa vuol
dire?
Sono abbastanza certo che gran parte
di coloro che parlano di sovranità o di "sovranismo", schierandosi a favore della
cessione della sessa, non abbiano compreso fino in fondo, né in che cosa
consista la cessione di sovranità, né la portata di ciò che significa.
Per chi non ha nozioni di diritto (non
le ha capite o le ha apprese solo mnemonicamente), quindi la stragrande
maggioranza della popolazione, purtroppo la parola "sovranità" continua a
essere un concetto in sé molto astratto, e non se ne comprende l'esercizio.
La
sovranità (o più semplicemente la "volontà popolare" in senso lato) viene
esercitata in vari modi e ha molteplici aspetti. C'è innanzitutto la sovranità
territoriale (che si può suddividere in "interna"
e "esterna") cioè la capacità di "imporre
la propria volontà in quel territorio, poi ci sono: la sovranità legislativa (cioè quella che tramuta la "volontà
popolare" leggi e norme), la sovranità
monetaria (quella di emettere propria moneta di cui si ha pieno controllo).
Da queste tre derivano poi la sovranità
economica (che potremmo descrivere come la capacità determinare la propria
politica economica e quindi determinare e assicurare l'effettiva garanzia dei
diritti fondamentali e la fornitura dei servizi essenziali come istruzione,
sanità, ordine pubblico, viabilità, ecc.), la
sovranità alimentare (la capacità di determinare e controllare la
produzione e/o l'approvvigionamento alimentare nazionale), la sovranità energetica (definibile come la capacità di determinare
il soddisfacimento del proprio fabbisogno energetico interno), ecc.
È
quindi molto semplice comprendere, se si hanno queste nozioni di base, come l'assenza
di sovranità costituisca un'assenza di democrazia e come, la cessione di
ciascun pezzo di sovranità attraverso l'accettazione delle limitazioni imposte da
parte di altri Stati (Stati Uniti, ecc.), soggetti giuridici (Unione Europea,
BCE, MES, ONU, NATO, OMS) o altri soggetti privati (grandi gruppi industriali
multinazionali, circoli privati come Bildemberg, Trilaterale, ecc.),
rappresenti un passo verso un cambio di regime politico (da democratico a
oligarchico o di altro genere, ma comunque sempre dittatoriale) in Italia e un'ineluttabile
e conseguenza diminuzione della democrazia e delle libertà fondamentali. Infatti,
in nessun caso, al di la di ogni propaganda, la sola presunta rappresentanza che
è riconosciuta in Italia, comunque sempre numericamente minoritaria e risibile,
all'interno di questi organi, non può in alcun modo compensare la "sovranità"
(e quindi la capacità della popolazione italiana di autodeterminarsi) ceduta a
questi soggetti.
Negli ultimi anni, è nato un movimento
di pensiero a difesa della sovranità italiana, in quanto elemento vitale ed
essenziale per l'esistenza stessa della Repubblica Italiana.
Con gli ormai consueti giochi di
parole, l'applicazione delle tecniche di manipolazione linguistica che abbiamo
già visto, – (nel libro Fact Checking - la realtà dei fatti, la forza delle
idee da cui è tratto questo brano -NDR) - queste persone sono state etichettate
come "sovraniste" e quindi
considerate delle persone pericolose di estrema destra, dei "fascisti", degli antidemocratici. È vero
però l'esatto contrario!
In realtà si tratta di persone che
potrebbero essere al più etichettate come "democratiche",
poiché si battono per la difesa della sovranità della Repubblica Italiana e non
dello Stato monarchico fascista o qualunque altro regime dittatoriale. I
sovranisti sono tutti coloro che si battono affinché la Repubblica Italiana
continui ad esistere come Stato democratico. La perdita di sovranità significa,
come abbiamo visto, di fatto togliere uno dei pilastri giuridici della
definizione di Stato.
È in verità chi è favorevole alla
cessione della sovranità nazionale a essere contro la Repubblica Italiana, e
quindi contro la democrazia che la governa (almeno secondo le disposizioni
costituzionali).
Non è sufficiente, infatti, attribuire
il possesso e definire le modalità di esercizio della sovranità al popolo per
esser certi di avere un regime democratico. Occorre invece assicurare che la
sovranità, pur esercitata "nelle forme e
nei limiti previsti dalla Costituzione" attraverso il potere legislativo
del Parlamento, il potere esecutivo del Governo e il potere giudiziario della
Magistratura, possa essere quanto più possibile effettiva in tutti i rispettivi
ambiti di competenza.
In linea strettamente teorica, la
sovranità dello Stato fisiologicamente incontra dei limiti: i limiti di fatto
(che derivano dall'impossibilità dello Stato di controllare in maniera
capillare i vari aspetti della vita del Paese), e i limiti di diritto o limiti
giuridici (che derivano dall'ordinamento internazionale il cui scopo è quello
di assicurare la coesistenza tra gli Stati, di tutelare i popoli e i singoli
individui in nome dei diritti umani).
A parte questi limiti "fisiologici", ogni
cessione di sovranità rappresenta un crimine nei confronti dell'intero popolo a
cui si sta sottraendo, oltre che un reato nei confronti della Repubblica
Italiana poiché un concreto tentativo eversione.
Approfondimenti qui
Stefano Nasetti
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