I Pilastri dello Stato

30.10.2023

Esistono dei concetti giuridici che dovrebbero essere di pubblico dominio, e quindi conosciuti da tutti, che sono invece spesso trattati o discussi, dando per scontato che chiunque ne abbia compreso l'importanza. Tutti infatti, nella vita quotidiana, commentando una notizia sentita alla radio, in televisione o letta sui giornali o sui social, si sentono pienamente legittimati a dire la propria sulle affermazioni di questo o quel politico in merito a ciò che andrebbe fatto per trovare una soluzione al conflitto israelo-palestinese, a quello ucraino, alla gestione delle problematiche riguardanti l'economia europea o, più genericamente su tutto ciò che riguarda il modo di vedere il mondo, l'ottica occidentale considerata (a torto) sempre giusta e democratica. Il concetto stesso di "democrazia", nel suo pieno significato sia teorico che pratico, sfugge alla quasi totalità della popolazione, senza distinzione e quindi, ivi compresi molti politici, alte cariche dello Stato (che certamente fingono di non sapere) e chiaramente giornalisti e conduttori TV (una delle categorie in questo momento storico più "ignoranti" e superficiali, con le dovute eccezioni, della società civile).

Uno di questi concetti giuridici fondamentali che tutti dovrebbero conoscere e di cui dovrebbero acquisire piena consapevolezza riguarda quello dei cosiddetti "pilastri dello Stato".

Si tratta dei tre elementi fondamentali (uno personale, uno materiale e uno immateriale), in assenza anche solo di uno dei quali, non può esistere uno Stato, e, ancor meno, uno Stato democratico. Sto parlando del popolo, del territorio e della sovranità.

Due di questi tre "pilastri" sono abbastanza semplici da comprendere, mentre uno ha molteplici declinazioni, tutte comunque essenziali il pieno riconoscimento dell'esistenza del "pilastro" stesso, e di conseguenza di uno Stato e del "regime democratico" che lo dovrebbe eventualmente contraddistinguere.

Parole come "Popolo" e "Territorio" sembrano essere di facile comprensione, ma è la relazione che li lega cioè l'esercizio della "sovranità", a distinguere uno Stato da ciò che non lo è (una Nazione non è necessariamente uno Stato).

Il territorio è la parte della superficie terrestre dove si esercitano il dominio e la sovranità dello Stato oppure quella sottoposta a disciplina del diritto internazionale.

È anzitutto importante distinguere "un popolo" da "una popolazione", parole che spesso sono utilizzate quasi come sinonimo benché non lo siano. Una "popolazione" è, infatti, l'insieme di eterogeneo di persone presente in un determinato luogo. L'insieme di persone che costituisce una popolazione potrebbe avere per ciò come unico comun denominatore il solo fatto di abitare gli stessi luoghi e nulla più e questo non fa di questo insieme un "popolo". Pensiamo ad esempio agli attuali abitanti della Palestina, pur risiedendo negli stessi luoghi, alcuni si definiscono appartenenti al popolo ebraico, altri a quello palestinese e hanno credenze, culture e tradizioni differenti.

Il "popolo" è invece un insieme di persone che non solo risiedono nello stesso luogo ma che hanno in comune anche molto altro a livello culturale, come origine, tradizioni, credenze, lingue, ecc. (più sinteticamente si sentono una "Nazione"). Ad esempio il concetto di "Popolo italiano" (cittadini italiani) è diverso da quello di "popolazione italiana" (cittadini italiani, stranieri, apolidi).

Tornando all'esempio fatto in precedenza, ciascun gruppo (ebraico e palestinese) potrebbe essere (o è) considerato, se preso individualmente, un popolo ma nel complesso se ne può parlare definendoli la "popolazione" di quell'area geografica. Sebbene apparentemente ciascun gruppo abbia al suo interno caratteristiche simili all'altro in termini di cultura comune e luogo di residenza tra i membri di ciascun gruppo, sono considerati dal punto di vista giuridico, in modo diverso.

Alcuni, quelli facenti parte del popolo ebraico, hanno anche un proprio Stato internazionalmente riconosciuto, di cui sono cittadini, altri, i palestinesi, pur essendo considerato un popolo (quindi con una propria cultura condivisa al proprio interno) e abitando alcune aree della Palestina, non hanno un proprio Stato. Perché?

Perché manca il terzo elemento fondamentale che lega in modo indissolubile il territorio a un popolo e che lo "eleva" al rango giuridico di Stato. Sto parlando del terzo pilastro fondamentale dello Stato: la sovranità.

La sovranità è l'elemento essenziale senza il quale nessuno Stato potrebbe esistere, o esisterebbe, solo formalmente ma non sostanzialmente.

Può esistere, infatti, un popolo che vive su un territorio senza che esista (o venga riconosciuta l'esistenza di) un corrispondente Stato (come il citato popolo palestinese), proprio perché manca la sovranità. Può esistere un territorio desolato che sebbene possa appartenere o meno a qualcuno, senza una popolazione su cui e per cui esercitare la sovranità (pensiamo ad esempio alla Luna o all'Antartide) non può essere considerato uno Stato. La sovranità è, insieme agli altri tre, un elemento imprescindibile per uno Stato definibile come tale.

Ma, più concretamente, cos'è la sovranità e perché e così importante?

La sovranità è, in senso generale, la capacità di un popolo di esercitare la propria volontà e quindi la capacità di autodeterminarsi, di creare il proprio modo di vivere secondo il proprio pensiero e/o la propria cultura e tradizione, all'interno dei propri confini, del proprio territorio. È già di per sé abbastanza intuitivo, che la volontà del popolo deve poter essere esercitata nel modo più diretto possibile.

Nell'era moderna la maggioranza dei popoli ha deciso di esercitarla tramite un sistema rappresentativo, chiamato appunto democrazia rappresentativa (come in Italia). Nelle democrazie rappresentative, sarebbe compito dei Parlamenti e dei Governi raccogliere i bisogni e le volontà del popolo per esercitare la sovranità dello stesso. In tal senso, la Costituzione italiana sembrava offrire un'adeguata garanzia alle derive autoritarie.

Tuttavia, man mano che se n'è persa quello che nel Diritto è chiamata "l'interpretazione autentica", ciò quella che colui (o coloro, la Commissione dei 75) che la Costituzione l'ha scritta, a seguito della sua scomparsa, si sono fatte strade interpretazioni sempre più strumentali al pensiero progressista, con la relativizzazione del contenuto della Costituzione stessa. Ciò ha consentito, a chi mira la distruzione della Repubblica Italiana, di far passare l'interpretazione secondo cui la stessa Costituzione racchiuda, al suo interno, la possibilità di cessione della sovranità.

Così, pian piano, a partire dagli anni '70 del secolo scorso, ma con un'evidente accelerazione dalla metà degli anni '90 in poi, sono stati ceduti pezzi sempre maggiore di sovranità. Ma cosa vuol dire?

Sono abbastanza certo che gran parte di coloro che parlano di sovranità o di "sovranismo", schierandosi a favore della cessione della sessa, non abbiano compreso fino in fondo, né in che cosa consista la cessione di sovranità, né la portata di ciò che significa.

Per chi non ha nozioni di diritto (non le ha capite o le ha apprese solo mnemonicamente), quindi la stragrande maggioranza della popolazione, purtroppo la parola "sovranità" continua a essere un concetto in sé molto astratto, e non se ne comprende l'esercizio.

La sovranità (o più semplicemente la "volontà popolare" in senso lato) viene esercitata in vari modi e ha molteplici aspetti. C'è innanzitutto la sovranità territoriale (che si può suddividere in "interna" e "esterna") cioè la capacità di "imporre la propria volontà in quel territorio, poi ci sono: la sovranità legislativa (cioè quella che tramuta la "volontà popolare" leggi e norme), la sovranità monetaria (quella di emettere propria moneta di cui si ha pieno controllo). Da queste tre derivano poi la sovranità economica (che potremmo descrivere come la capacità determinare la propria politica economica e quindi determinare e assicurare l'effettiva garanzia dei diritti fondamentali e la fornitura dei servizi essenziali come istruzione, sanità, ordine pubblico, viabilità, ecc.), la sovranità alimentare (la capacità di determinare e controllare la produzione e/o l'approvvigionamento alimentare nazionale), la sovranità energetica (definibile come la capacità di determinare il soddisfacimento del proprio fabbisogno energetico interno), ecc.

È quindi molto semplice comprendere, se si hanno queste nozioni di base, come l'assenza di sovranità costituisca un'assenza di democrazia e come, la cessione di ciascun pezzo di sovranità attraverso l'accettazione delle limitazioni imposte da parte di altri Stati (Stati Uniti, ecc.), soggetti giuridici (Unione Europea, BCE, MES, ONU, NATO, OMS) o altri soggetti privati (grandi gruppi industriali multinazionali, circoli privati come Bildemberg, Trilaterale, ecc.), rappresenti un passo verso un cambio di regime politico (da democratico a oligarchico o di altro genere, ma comunque sempre dittatoriale) in Italia e un'ineluttabile e conseguenza diminuzione della democrazia e delle libertà fondamentali. Infatti, in nessun caso, al di la di ogni propaganda, la sola presunta rappresentanza che è riconosciuta in Italia, comunque sempre numericamente minoritaria e risibile, all'interno di questi organi, non può in alcun modo compensare la "sovranità" (e quindi la capacità della popolazione italiana di autodeterminarsi) ceduta a questi soggetti.

Negli ultimi anni, è nato un movimento di pensiero a difesa della sovranità italiana, in quanto elemento vitale ed essenziale per l'esistenza stessa della Repubblica Italiana.
Con gli ormai consueti giochi di parole, l'applicazione delle tecniche di manipolazione linguistica che abbiamo già visto, – (nel libro Fact Checking - la realtà dei fatti, la forza delle idee da cui è tratto questo brano -NDR) - queste persone sono state etichettate come "sovraniste" e quindi considerate delle persone pericolose di estrema destra, dei "fascisti", degli antidemocratici. È vero però l'esatto contrario!
In realtà si tratta di persone che potrebbero essere al più etichettate come "democratiche", poiché si battono per la difesa della sovranità della Repubblica Italiana e non dello Stato monarchico fascista o qualunque altro regime dittatoriale. I sovranisti sono tutti coloro che si battono affinché la Repubblica Italiana continui ad esistere come Stato democratico. La perdita di sovranità significa, come abbiamo visto, di fatto togliere uno dei pilastri giuridici della definizione di Stato.
È in verità chi è favorevole alla cessione della sovranità nazionale a essere contro la Repubblica Italiana, e quindi contro la democrazia che la governa (almeno secondo le disposizioni costituzionali).
Non è sufficiente, infatti, attribuire il possesso e definire le modalità di esercizio della sovranità al popolo per esser certi di avere un regime democratico. Occorre invece assicurare che la sovranità, pur esercitata "nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzione" attraverso il potere legislativo del Parlamento, il potere esecutivo del Governo e il potere giudiziario della Magistratura, possa essere quanto più possibile effettiva in tutti i rispettivi ambiti di competenza.

In linea strettamente teorica, la sovranità dello Stato fisiologicamente incontra dei limiti: i limiti di fatto (che derivano dall'impossibilità dello Stato di controllare in maniera capillare i vari aspetti della vita del Paese), e i limiti di diritto o limiti giuridici (che derivano dall'ordinamento internazionale il cui scopo è quello di assicurare la coesistenza tra gli Stati, di tutelare i popoli e i singoli individui in nome dei diritti umani).

A parte questi limiti "fisiologici", ogni cessione di sovranità rappresenta un crimine nei confronti dell'intero popolo a cui si sta sottraendo, oltre che un reato nei confronti della Repubblica Italiana poiché un concreto tentativo eversione.

Approfondimenti qui

Stefano Nasetti

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