Dalla Commissione Europea continuano ad arrivare pressioni al Governo Italiano, affinché siano ratificate le modifiche al trattato del MES (acronimo di Meccanismo Europeo di Stabilità), votata nel 2021 dal Consiglio a Bruxelles durante il secondo governo Conte. Nonostante alla questione non sia dato molto risalto dai media mainstream, ormai tutti...
Dall’UE continue pressione sull’Italia per la ratifica delle modifiche del MES
Dalla Commissione Europea continuano ad arrivare pressioni al Governo Italiano, affinché siano ratificate le modifiche al trattato del MES (acronimo di Meccanismo Europeo di Stabilità), votata nel 2021 dal Consiglio a Bruxelles durante il secondo governo Conte. Nonostante alla questione non sia dato molto risalto dai media mainstream, ormai tutti concentrati prima sulla guerra in Ucraina, poi sull'emergenza immigrazione, successivamente sulla presunta nuova ondata di Covid e ora sulla guerra in Palestina, i politici europei continuano quotidianamente a "lavorare ai fianchi" il Governo italiano.
Ma cos'è in realtà il MES? Come funziona? Perché è stata fatta una modifica al trattato? Che cosa prevede la modifica e perché l'Europa spinge affinché l'Italia la ratifichi? Perché chiunque ha a cuore il destino del nostro Paese, dovrebbe opporsi in qualunque modo affinché la ratifica non avvenga, e l'Italia non utilizzi mai questo "meccanismo"?
Risponderò a gran parte di queste domande riportando un brano del libro "Fact-checking la realtà dei fatti, la forza delle idee".
[…] il Parlamento italiano, in data 23 Luglio 2012, con legge 116/2012, ha ratificato il Trattato che istituisce il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), redatto a Bruxelles il 2 Febbraio 2012.
Si tratta di una norma che è andata ad intaccare e sottrarre un altro importante pezzetto della sovranità nazionale italiana in materia economica, e quindi anche legislativa.
Il MES (divenuto noto anche con il fuorviante e orwelliano nome di "Fondo salva-stati", poiché è tutt'altro che tale) è giuridicamente un'azienda pubblica di proprietà degli Stati membri dell'UE, con sede in Lussemburgo e con tanto di dirigenti e personale stipendiato.
Secondo l'art.32 (del trattato – ndr), l'operato del MES, i suoi beni e patrimoni ovunque si trovino e chiunque li detenga, godono dell'immunità da ogni forma di processo. Nell'interesse del MES, anche tutti i membri del personale sono immuni da procedimenti legali in relazione ad atti da essi compiuti nell'esercizio delle proprie funzioni, e godono dell'inviolabilità nei confronti dei loro atti e documenti ufficiali (art. 35 legge 116/2012) che sono dunque segreti.
In sostanza, il MES nella più completa impunità e segretezza, opera ufficialmente con lo scopo di erogare prestiti al fine di fornire assistenza finanziaria agli Stati europei in difficoltà. Per poterne usufruire però, gli Stati sono obbligati ad adempiere a severe condizioni e, spesso, a compiere ulteriori cessioni di sovranità […]
Fino ad ora è intervenuto in aiuto di Irlanda, Portogallo, Cipro, Spagna per l'esposizione finanziaria delle banche e Grecia per complessivi 295 miliardi, considerando anche gli interventi garantiti dall'Ue dal 2010. In cambio dei prestiti, è previsto un programma di rientro e di controllo del debito con piani di aggiustamento macroeconomico, vale a dire riforme draconiane che vanno dalle pensioni alla spesa pubblica a interventi più diretti. Criteri più leggeri sono richiesti invece per le linee di credito precauzionali, per Stati colpiti da choc avversi ma in condizioni finanziarie che presentano fondamentali sani.
[…] Le condizioni e modalità del finanziamento sono negoziate dal MES direttamente con il Governo del Paese richiedente, e formalizzate in un memorandum d'intesa (così come disposto dall'articolo 13 del trattato istitutivo del MES), per il quale non è previsto l'obbligo di ratifica da parte dello Stato membro. In sostanza il MES tratta le condizioni per il finanziamento con il solo Governo, e quest'ultimo non ha necessità, affinché l'accordo sia valido, dell'approvazione del Parlamento. Nel caso in cui uno Stato finanziato dal MES risulti insolvente, il MES avrà diritto a essere rimborsato prima dei creditori privati.
Infine, il MES pur prestando denaro alle nazioni contro interessi e sacrifici macroeconomici, è esente da qualsivoglia tassazione (ex art. 36 della citata legge).
A differenza delle operazioni di acquisto di titoli di debito emessi dagli Stati, da parte della BCE e dal sistema bancario, effettuati emettendo nuova moneta, il MES non crea alcuna base monetaria, ma funziona unicamente utilizzando i fondi, in precedenza erogati da tutti gli Stati membri in quota parte, che oggi ammontano a circa 700 miliardi di Euro.
L'Italia è il terzo detentore delle azioni (circa il 17,9%) e contributore del MES, dopo Germania (27,1%) e Francia (20,4%). Ha quindi contribuito alla sua costituzione, impegnandosi a versare l'inverosimile somma di € 125.395.900.000 (centoventicinquemiliarditrecentonovantacinquemilioninovecentomila euro). Un importo talmente astronomico che scrivendolo in lettere non è sufficiente un'intera riga di questo libro!
Insomma, a causa di questo sistema europeo che è stato costruito nel corso degli ultimi venticinque anni, oggi l'Italia, al pari degli altri Paesi europei, ha visto costantemente ridurre la propria sovranità e, conseguentemente, i diritti dei propri cittadini a causa dei cosiddetti meccanismi di "enforcement" (cioè di "costrizione" - sottolineo ancora una volta il linguaggio e l'uso d'inglesismi con cui sono raccontati all'opinione pubblica i fatti) quali il citato MES e il meno noto ERF (European Redemption Fund), sistema che, quando adottato, impone agli Stati di garantire con beni reali il proprio debito, cioè con una sorta d'ipoteca, proprio come fanno i cittadini quando chiedono un mutuo. Le Nazioni quindi, prima private della sovranità, sono state poi declassate al rango di qualsivoglia altro soggetto privato, a riprova dell'ormai completa perdita di autonomia e indipendenza […]
Il Meccanismo Europeo di Stabilità era stato creato sulla scia degli interventi nella crisi del debito sovrano avvenuta nel 2010 con gli interventi ripetuti che hanno scongiurato il default della Grecia, ma che hanno di fatto, distrutto il Paese ellenico che è stato svenduto, pezzo per pezzo, agli altri Paesi ad investitori privati europei (di Francia e Germania soprattutto).
A seguito della follia collettiva legata al Covid, che ha compromesso i sistemi economici, produttivi e finanziari di mezza Europa, si era pensato di modificarlo dotandolo di 240 miliardi da utilizzare per finanziare esclusivamente i costi legati all'emergenza sanitaria, anche se finora la linea di credito non è stata usata dai partner Ue per questi motivi, poiché, considerato la nefasta attività e lo scetticismo che circonda il MES, l'UE ha poi trovato un altro modo di dare finanziare (in gran parte a debito) gli Stati con il più "morbido" (a livello di obblighi di riforma) e "rassicurante", agli occhi dell'opinione pubblica, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, più noto con il consueto acronimo PNRR. Come sempre cambia il nome ma non la sostanza: soldi a debito che possono essere spesi solo per fare ciò che dice l'UE, sia a livello d'investimenti, sia di riforme.
La modifica fatta nel 2021, è intervenuta ulteriormente sulle condizioni per l'assistenza finanziaria e sulle differenze tra le linee a condizionalità rafforzata o semplice, come nel caso della richiesta d'intervento per le spese sanitarie legate alla Pandemia.
Il cuore della riforma è però attribuire al MES ancora più spazio d'intervento ampliando i casi di possibile utilizzo e incentivando così i Governi dei Paesi EU, a utilizzarlo. Perché? Perché tanti più stati prenderanno finanziamenti dal MES, tanto più saranno poi obbligati a cedere pezzi ulteriori della propria sovranità o, com'è già successo alla Grecia, intere aree del paese a terzi. L'obiettivo è, infatti, quello di fornire una "rete di sicurezza finanziaria" al Fondo di risoluzione unico nell'ambito del sistema di gestione delle crisi bancarie. In altre parole da strumento di assistenza agli Stati, il MES entrerà in gioco anche nelle crisi del credito (prossima crisi indotta dalla BCE e dalla Commissione Europea attraverso il protrarsi delle loro folli politiche economiche e monetarie), un passaggio che Bruxelles considera centrale per completare quella che è definita come "l'Unione bancaria", che probabilmente vedrà come soluzione proposta anche il varo dell'euro digitale. La modifica prevede infine, che il MES possa fare da mediatore tra Stati e investitori privati nel caso servisse la ristrutturazione di un debito pubblico.
Dopo le modifiche apportate, gli unici Paesi rimasti a non averle ratificate erano Germania e Italia. A dicembre 2022, dopo che la Corte costituzionale tedesca ha respinto il ricorso di sette deputati liberali, è stato dato il via libera alla riforma del meccanismo. Da mesi quindi ci sono quotidiane pressioni affinché anche l'Italia dia il suo assenso per il varo definitivo. Dopo l'ingresso della Croazia nell'euro da inizio anno Zagabria ha aderito anche al MES e da poco ha approvato il trattato istitutivo e quello di riforma. Solo l'Italia si frappone tra le lobby economico finanziarie che controllano l'UE, e i loro piani di mettere le mani su ciò che resta dell'Europa.
Già nel 2021, il Governo Draghi, nonostante godesse di una maggioranza mai vista prima, non riuscì a portare in aula e far ratificare la modifica del trattato. La sconfitta elettorale del 2022 dei partiti progressisti ed europeisti italiani, da sempre favorevoli al MES e a tutto ciò che contempla la "distruzione" della Repubblica Italiana, ha di fatto bloccato la ratifica italiana.
L'attuale maggioranza di Governo infatti, si era sempre espressa contraria, almeno in campagna elettorale (per ciò che questo possa conta). A seguito dei già clamorosi e immediati cambi di faccia, attuati dal Governo in merito ai temi europeisti e di politica estera rispetto alle posizioni dichiarate prima delle elezioni, forse l'immediata ratifica del MES nei primi mesi del Governo Meloni, sarebbe forse stato troppo. È forse per questo che la ratifica italiana tarda ad arrivare?
La premier Meloni aveva definito il MES "un Cavallo di Troika" in un suo commento su un social nel ormai lontano 2019. Successivamente, poco prima delle elezioni del 2022, quando ancora era all'opposizione, dichiarava che il suo partito si sarebbe opposto in maniera totale al MES, per evitare "altri cappi intorno al collo" da parte di Bruxelles, respingendo "con tutte le forze questo ennesimo tentativo di riforma di un Trattato che non fa gli interessi dell'Italia". Giancarlo Giorgetti, ora ministro dell'Economia e delle finanze, nel 2019 da vicesegretario della Lega, diceva di essere contrario al MES perché "la sorveglianza rafforzata della Commissione Europea non è accettabile".
La ratifica potrebbe essa stessa costituire il preludio all'utilizzo obbligato del finanziamento dal MES stesso o comunque un attacco finanziario al nostro Paese. Infatti il MES, che come abbiamo visto è, di fatto, un soggetto giuridico indipendente, potrebbe astrattamente presentarsi per la richiedere di pagamento delle quote non versate del capitale autorizzato. Il nuovo Fondo salva-Stati ha un valore teorico, come detto, di 704 miliardi di euro, solo 80 dei quali già versati in quota parte dai singoli Paesi. L'Italia ne ha versati solo circa 14,3. Ciò significa che, al pari di tutti gli altri Paesi, potrebbe essere chiamata a versare le quote rimanenti, che per noi ammontano a 111.075.900.000 miliardi (125.381.580.000 – 14.300.000.000)!!!!!!!!!
Stiamo parlando di una cifra pari a oltre 4 volte e mezza l'ultima manovra finanziaria varata dal Governo italiano, pari ad "appena" 24 miliardi.
Sebbene sia vero che questa "spada di Damocle" pende sulle nostre teste fin dalla prima ratifica del 2012, considerato l'attuale stato delle economie europee già uscite distrutte dalle politiche messe in atto dal 2020 in avanti, le prospettive riguardanti il quadro economico mondiale e l'ampliata possibilità di accesso al MES, le probabilità che la richiesta di versamento delle quote residue aumentano a dismisura. Il timore che questo possa accadere in qualunque momento a partire proprio dal momento della ratifica in avanti, è un pensiero che alberga anche nella testa di molti politici italiani dell'attuale maggioranza, che non vorrebbero essere associare per sempre i loro nomi a questo ennesimo attacco, forse l'ultimo, al Paese.
Nonostante fino ad ora l'attuale Governo italiano non abbia ceduto alle pressioni di Bruxelles, il silenzio mediatico che è calato da un paio di mesi sulla vicenda non fa ben sperare. Il timore è che mentre l'opinione pubblica è distratta, ancora una volta qualcuno comprometta il futuro del nostro Paese, sottoscrivendo la ratifica del MES come fosse l'epitaffio sulla pietra tombale della Repubblica Italiana.
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